PRO LOCO
ALTESSANO - VENARIA REALE APS

Itinerario Storico: Devozioni ad Altessano

Inizio: Cappella di S. Rocco (E4)

Termine: Cappella di S. Marchese (fuori mappa)

Percorso adatto a diversamente abili in carrozzina. 

 

Partenza dalla cappella di San Rocco che è all’interno del borgo di Altessano, questa cappella è dedicata a tre Santi: San Rocco, San Grato e San Sebastiano. Fu costruita per ringraziamento per la fine della virulenta epidemia di peste del 1629-1630, che colpì il Piemonte ma anche il Nord Italia, portata dagli eserciti, francesi e tedeschi, che allora si stavano fronteggiando nella Pianura Padana.

La cappella presenta all’interno un pregevole affresco del 1636 di Melchior Mosca di Alpignano che riprende i tre santi in contemplazione della Madonna con il Bambino.

Nel 1908 fu oggetto di una disputa tra l’Amministrazione comunale e la Commissione per la osservazione dei Monumenti del Piemonte e Liguria.

Infatti il Consiglio Comunale, considerate le condizioni in cui versava, ne deliberò l’abbattimento il 7 aprile del 1907. Ma la Commissione in considerazione dell’affresco seicentesco non autorizzò l’abbattimento della cappella. Si giunse ad un compromesso di demolire la parte anteriore più degradata, compreso il piccolo campanile posto sul tetto dell’edificio. L’intervento accorciò l’edificio di 4 metri.

Nella primavera del 1958, l’amministrazione comunale effettuò alcuni lavori di restauro alla Cappella quali il rifacimento del tetto, la rimessa in ordine delle due cancellate d’ingresso e una ripulitura generale.

Nel 1972 la piccola via, senza sbocco, che costeggia la Cappella, venne intitolata Vicolo San Rocco.

Nel maggio del 2022, grazie a una sottoscrizione tra i fedeli di Altessano, il parroco ha potuto dare il via ad un processo di restauro della Cappella.

Il 3 luglio 2022 ha riaperto i battenti con la processione, è una cerimonia religiosa alle quali hanno partecipato molti altessanesi

 

Sulla destra troviamo la scuola elementare di Altessano, già denominata “Umberto I”, alla fine degli anni ‘30 cambiò nome durante il periodo fascista in “Costanzo Ciano” e nell’immediato dopo guerra prese l’attuale nome di “Antonio Gramsci”.

 

Sulla sinistra si può intravvedere quel che rimane dell’antica chiesa di Altessano.

Anno 1668 – Ottavio Provana di Druent, nuovo conte di Altessano Inferiore, fece ricostruire la chiesa. La chiesa venne benedetta dal prevosto don Giovanni Battista Guglielmo il 9 dicembre del 1668 e dedicata a San Lorenzo e a San Marchese martiri.

La chiesa era situata nell’attuale piazza Costituente e venne ampiamente rimaneggiata nel corso del tempo; ora è sede di un’autofficina.

Anno 1930 – Don Golzio, parroco di Altessano, propose al podestà di Venaria Reale l’acquisto dell’antica chiesa parrocchiale posta in piazza Re Umberto I, ora piazza Costituente, non più in uso. Il Podestà declinò l’invito per impossibilità di affrontare un simile impegno finanziario

 

Proseguiamo e più oltre osserviamo la chiesa di San Lorenzo di Altessano. Costruita all’inizio del secolo scorso ha una composizione architettonica in stile neogotico. Il prof. Giuseppe Carpanedo nel descrivere la chiesa annota:

“L’edificio presenta una armonica distribuzione dei “pieni” e dei “vuoti” con una facciata “a capanna”, evidenziando nel corpo centrale e in quelli laterali delle “logge” di alleggerimento piuttosto slanciate in cui si avverte lo spirito ascensionale dello stile gotico. Sul frontale di “cuspide” si notano delle decorazioni a graffito con elementi floreali stilizzati secondo il canone della nascente Art Nouveau o Liberty italico”.

Una delle decorazioni a graffito, non leggibile dal sagrato e posta sulla sommità dei pilastri della facciata riporta la scritta “Ite ad Joseph” andate a San Giuseppe.

La chiesa inizialmente fu dedicata a San Giuseppe dato che la vecchia chiesa era ancora intitolata a San Lorenzo e a San Marchese.

Entrando in chiesa, si possono osservare dieci affreschi del prof. Piero delle Ceste riproducono immagini degli angeli.

Le decorazioni delle navate e dell’arco trionfale, realizzata nel 1950 sono opera del maestro Nino Pirlato e successivamente nel 1994 riprese dal decoratore venariese Carlo Delmonte.

Nelle cappelle laterali altri due decoratori venariesi sono intervenuti: Gianfranco Gheller e Lamaire Zangirolami.

La sagrestia presenta un arredo ligneo proveniente dall’antica chiesa arricchito dalla presenza di due grandi tele incorniciate, di ottima fattura. Ora le tele sono in canonica.

– La prima, rappresenta una natività del XVIII secolo, attribuita alla famiglia pittorica del Cignaroli (Amedeo, Domenico e altri) paesaggisti veronesi operanti alla corte dei Savoia.

– La seconda grande tela, dipinta alla fine del secolo XVII da un pittore ignoto e riproduce una scena biblica tratta dalle storie di Giacobbe.

Entrambe le tele ripetutamente ritoccate e violate in tempi passati, richiedono urgenti interventi di restauro. Occorre ancora aggiungere che la Chiesa originariamente aveva un’apertura laterale sulla via San Marchese, poi chiusa e murata definitivamente.

Si segnalano due lapidi poste sulla fiancata destra. Quella più in alto, posta nel 1941, ricorda l’elezione del campanile e l’altra, eretta nel 2015, ricorda don Giacomo Mosso, e ringrazia i benefattori parrocchiani che insieme a don Vincenzo Marino consentirono il restauro del campanile.

 

 

Proseguiamo per 900 mt. sulla via San Marchese per portarci alla Cappella di San Marchese.

San Marchese Patrono di Altessano, frazione di Venaria Reale (TO). Ritenuto uno dei numerosi martiri della famosa Legione Tebea – 286 d.C. scampati all’eccidio di Agauno. In realtà fece parte della legione Tebea ma scampò alla strage, guadagnandosi da vivere traghettando oggetti e persone sul fiume Stura, nella zona detta ancor oggi “Il Porto”. Il guado faceva parte della via Romana che univa Torino con Ivrea, la Valle d’Aosta e i suoi importanti valichi transalpini.

San Marchese durante il trasbordo parlava con convinzione di Gesù e per questo fu considerato il primo evangelizzatore di queste terre e per la sua fede fu decapitato.

Il martirio avvenne nell’attuale territorio di Altessano, vicino alla prima cappella a lui dedicata posta lungo la strada per Borgaro e Caselle, nei pressi del ponte sulla Stura di Lanzo.

La prima cappella di San Marchese fu costruita forse a metà del VI sec., in seguito a fatti prodigiosi, seguiti da apparizioni mariane, che aiutarono al suo ritrovamento e fu eretta sulla scarpata della Stura, vicino alla strada per Lanzo usata abitualmente fino al 1973, quando il ponte fu travolto da una piena. Le spoglie del santo per tanti secoli furono custodite su una nicchia ricavavate sotto la mensa dell’altare.

La seconda cappella fu costruita nel 1752, da Carlo Girolamo Falletti di Barolo, conte di Altessano, in sostituzione della prima.

Nel 1604, all’epoca della “invenzione” (ricognizione ufficiale) delle reliquie di San Marchese, avvenuta alla presenza del duca Carlo Emanuele I, dell’arcivescovo Carlo Broglia, di molti dignitari, ecclesiastici e laici e di gran folla.

Non abbiamo illustrazioni né reperti della prima cappella; sappiamo però che all’interno, al di sopra dell’altare, c’era una pittura rappresentante la beatissima Vergine col Bambino Gesù e ai lati due raffigurazioni di San Marchese; sappiamo inoltre che la cappella aveva un piccolo campanile con due campane, che era situata vicino alla scarpata della Stura e che era diventata pericolante proprio per l’erosione provocata dal fiume, fino a causarne l’abbattimento e la sostituzione con quella attuale, un po’ più lontano dal ciglio.

Dal lontano 1604, anno del ritrovamento delle Reliquie de Santo, si è tenuta viva fra gli altessanesi la devozione fiduciosa al Santo che il tempo aveva fatto dimenticare. Guerre, malattie, pestilenze, cattivo tempo, disgrazie sono state occasioni provvidenziali per risvegliare nei cuori una preghiera al Santo Martire.

Nel 1677, 1° Centenario della parrocchia, fu desiderio di tutti riavere nella chiesa le Reliquie di San Marchese che per sicurezza erano state affidate alla custodia dei Padre Francescani del Convento della Madonna, di Campagna. Le cronache dell’avvenimento sono ricche di nomi illustri che hanno avuto a cuore la causa degli altessanesi, desiderosi di riavere le Reliquie del loro Santo: Spiccano il Conte di Altessano Ottavio Provana di Druent, Don Giuseppe Battagliero Prevosto, il Padre Guardiano dei Capuccini, il Notaio e il Delegato dell’Arcivescovo di Torino.

Il 5 settembre del 1677 le Reliquie furono trasportate con la carrozza del Conte di Altessano nella cassetta regalata dal duca Carlo Emanuele I. Il popolo e il Clero attesero nella Cappella campestre e processionalmente giunsero alla chiesa parrocchiale. Nel ricordo di questo avvenimento gli altessanesi incominciarono a celebrare ogni anno a settembre la festa di San Marchese.

Col passare degli anni è la stessa Pia Società di San Marchese a farsi promotrice di questa ricorrenza e non solo con lo spirito festaiolo, ma col desiderio di venerare e di mantenere viva la devozione al Santo. In particolare fu celebrata la data del 1° Centenario di fondazione della Pia Società di San Marchese il 9 giugno del 1946.

Le note storiche sull’origine della Pia Società di San Marchese dicono che essa sia sorta nel lontano 1846 per opera del Prevosto Don Giuseppe Coha allo scopo, di riunire attorno all’esempio di San Marchese “gli uomini principali della sua parrocchia, per lo più capi di famiglia“. La Pia Società di San Marchese ha come compito anche quello di promuovere e mantenere viva la devozione al Santo Patrono di Altessano.

Da un manoscritto del 1600 si legge che all’interno della prima cappella di San Marchese, vi fossero numerosi affreschi e la rappresentazione di Maria fosse in bella evidenza. A ricordare che il ritrovamento dalle spoglie mortali del Santo avvennero grazie a più apparizioni mariane. Quindi rappresentare negli ex voto Maria San marchese è una devozione sincera e profonda.

All’interno sono visibili gli ex voto (letteralmente “a seguito di un voto”; “Ex voto suscepto” per voto fatto) locuzione latina per indicare un oggetto dato in dono ad una divinità. Pratica comune in differenti forme e religioni. Si tratta di un impegno che il credente assume nei confronti della divinità affinché ne esaudisca le richieste, ovvero un ringraziamento per una grazia ricevuta.

Gli ex voto giunti fino a noi sono 7 e sono visibili all’interno della Cappella. Uno solo il più danneggiato in ogni caso è ancora decifrabile, grazie alla sua semplicità, un giovane invoca la grazia per ritrovare un animale scappato.

L’itinerario sulla devozione di Altessano si conclude qui.

 

[Testi di Alessandro Cappelletto, Atelier della Storia Venariese – Settembre 2022]