Inizio: Via A. Mensa 34/A – Pro Loco Altessano – Venaria Reale (B2)
Termine: Piazza Don Alberione (C2)
Percorso adatto a diversamente abili in carrozzina.
Procedendo sullo stesso lato di via Mensa dove ha sede la Pro Loco arriveremo all’incrocio tra via Mensa e via Cesare Battisti. L’incrocio fin dai tempi più antichi viene denominato popolarmente “I quatr canton”.
Proseguendo su questa via arriveremo al primo filatoio della città detto Galleani. Essendo proprietà privata non potremo apprezzare gli antichi residuati di macchinario a suo tempo impiegati per la filatura.
La via era detta vicolo di San Martino, poi via dei Mulini e dal 1920 via Cesare Battisti.
Alla nostra sinistra al numero civico 13, chiusa da un cancello, si intravvede una traccia di un probabile “passaggio di ronda”, ovvero camminamenti utilizzati in epoca antecedente la riplasmazione del Borgo, da pattuglie di due o tre soldati che svolgevano funzioni di perlustrazione, specialmente di notte. Con il passare del tempo tali camminamenti sono stati incorporati nelle proprietà private adiacenti e chiusi con sbarramenti e cancelli.
Adiacente al filatoio Galleani sin dai tempi più antichi esisteva un mulino feudale, alimentato da un motore idraulico.
Le acque indispensabili al funzionamento dell’impianto provenivano dalla bealera Grossa, che dipartendosi dalla Dora Riparia di Pianezza giungeva fino a Venaria fiancheggiando via Don Sapino, la caserma Beleno e proseguiva a fianco della Conceria Lanza per poi inoltrarsi in modalità sotterranea, sotto via XX Settembre fino a giungere al fondo di via Battisti, dove si divideva in due rami:
– Il primo andava a muovere la ruota del mulino feudale per granaglie (in seguito Molino Sola);
– il secondo, quello del mulino da seta Galleani.
Il mulino per granaglie, dopo alcuni passaggi di proprietà, venne acquistato nel 1921 dalla famiglia Sola. Il Molino Sola operò per oltre 150 anni fino alla cessazione dell’attività avvenuta nel 2018.
Giovanni Francesco Galleani Morì nel 1671, quando la costruzione del filatoio era appena stata ultimata. Dei tre figli gli subentrò, Giovanni Girolamo che dimostrò subito uno spiccato talento imprenditoriale.
Nel 1676, Girolamo Galleani con i due fratelli minori utilizza un edificio sottostante al filatoio, presso la riva a destra del Ceronda, per installare quattro ruote per la macinazione del tabacco.
Nell’aprile 1702, grazie ai buoni rapporti con il Savoia (già nel 1694 Vittorio Amedeo II concesse ai Galleani il titolo di conti), Girolamo Galleani ottenne, per lui e i suoi eredi, il monopolio per la lavorazione del tabacco.
La famiglia Galliani nel 1754, restituì alla Corona il privilegio di produzione del tabacco a Venaria in regime di monopolio e, di conseguenza, cedette lo stabilimento, che peraltro già da qualche tempo era stato sub-affittato la Società Franco Pejrone e Compagnia. Il sovrano dovette versare un cospicuo indennizzo, che i Galleani si trovarono costretti ad utilizzare per ripianare una pesante situazione debitoria.
Proseguendo in via Mensa incrociamo piazza dell’Annunziata e sotto i portici alla nostra destra al numero civico 6b c’era il filatoio Gioanetti e Bistorti poi Cinema Dante. Nell’ambito dello sviluppo dell’industria manifatturiera di fine settecento anche Giò Batta Gioanetti e i fratelli Bistorti, mercanti, nel 1699 chiedevano di costruire un setificio nella loro casa di Venaria Reale e di poter utilizzare “quattro once d’acqua a tenor di quanto è stato concesso al Conte Galleani e all’auditore Berlia”.
A Venaria Reale la famiglia Galleani ebbe il monopolio della lavorazione della seta fino al 1683, quando i banchieri Berlía finanziarono quello che divenne il più grande filatoio della città, situato nella via Maestra (oggi Via Mensa) vicino al Palazzo dei Carignano (poi Infermeria Quadrupedi). Il setificio contava ben 8 ruote idrauliche e si alimentava con le acque della bealera Grossa derivate dalla Dora di Pianezza.
L’ultimo filatoio in attività si trovava vicino all’attuale piazza Don Alberione. La filatura Canfari, fu l’ultimo filatoio che funzionò fino negli anni Venti del Novecento e che ancora oggi mostra le sue caratteristiche di vecchio opificio (senza i balconi delle case civili e di colore giallino).
La lavorazione della seta, fu sostituita però da altre attività industriali, favorite dal miglioramento della rete viaria, con la costruzione della ferrovia Torino – Cirié (1869) e con la costruzione nel 1878 del ponte sulla provinciale da Torino a Caselle.
L’itinerario Setifici si conclude qui, in piazza Don Alberione.
[Testi di Alessandro Cappelletto, Atelier della Storia Venariese – Settembre 2022]