PRO LOCO
ALTESSANO - VENARIA REALE APS

Itinerario Storico: Quartieri Militari

Inizio: Via A. Mensa 34 angolo Via XX Settembre (B2)

Termine: Via A. Mensa 24 (B2)

Percorso adatto a diversamente abili in carrozzina. 

 

Partenza da via Andrea Mensa angolo via XX Settembre, ai tempi di Altessano Superiore, qui c’era la contrada di San Giuseppe.

Sotto il selciato scorre la bealera Granda (dal celtico bial “acqua”) detta “della Venaria” e poi “del re”.

Proveniva da Druento, attraversava tutta via XX Settembre, oltrepassava via Mensa e arrivava in via Battisti, alimentando il primo Mulino costruito dal conte Galleani e detto “alla Bolognese”, perché sfruttava l’acqua come forza motrice. La bealera poi continuava il suo percorso “a cielo aperto” gettandosi nel Ceronda.

 

Alla nostra destra al numero civico 16, incontriamo la ghiacciaia dei militari e in questa zona degradata, notiamo due paracarri cilindrici in pietra di foggia antica (uno dei quali coricato in terra) con modeste decorazioni scolpite.

 

Alla nostra sinistra al numero civico 13, chiusa da un cancello, si intravvede una traccia di un probabile “passaggio di ronda”, ovvero camminamenti utilizzati in epoca antecedente la riplasmazione del Borgo, da pattuglie di due o tre soldati che svolgevano funzioni di perlustrazione, specialmente di notte. Con il passare del tempo tali camminamenti sono stati incorporati nelle proprietà private adiacenti e chiusi con sbarramenti e cancelli.

 

Procedendo sullo stesso lato si incontrerà l’ingresso del CCR (Centro di Conservazione e Restauro) e dirimpetto la Corte Pagliere (magazzino dove si conservavano nel Settecento biada e fieni per i cavalli) poi convertita nel 1818 in cavallerizza La Marmora. Notate la grande iscrizione sul frontale “Cavallerizza Alfonso Lamarmora”, questi fu un venariese di adozione, infatti per diciassette anni visse qui.

 

Di fronte a noi casa Lanza, in cui visse anche Lamarmora durante il suo servizio (la famiglia Lanza è originaria di Fobello un piccolo paese della Valsesia) indicata nelle carte del 1710-1720 come proprietà del demanio regio con il nome Quartiere dei dragoni da caccia e Maneggeria.
Nel 1805 l’amministrazione napoleonica la mise all’asta pubblica e dopo alcuni passaggi di proprietà, nel 1832 venne ceduta insieme alla conceria alla famiglia Lanza.
Nel 1936 Camillo Lanza, venne ad abitare a Venaria Reale e la casa usata come residenza di campagna divenne residenziale.

L’odierno edificio è stato abbellito più volte. Sul timpano in facciata, è stato dipinto un sole da Maria Dematteis, pittrice appartenente alla famiglia Lanza. Simbolo di salute, energia e forza vitale. Sulla destra una data che ricorda la vendita della casa, attraverso asta pubblica.

 

Proseguendo a sinistra di casa Lanza si incontrano:
– Il punto di interramento della bealera GRANDA e
– lo stabile con l’insegna “Deposito laterizi – calce – cemento – gesso” in questo edificio aveva sede una attività di commercio laterizi prima della II Guerra Mondiale.

 

Sulla sinistra di via Mascia Quirino si costeggia la Corte Pagliere e all’interno si trova “la sala del cavallo”. Nell’Ottocento la sua destinazione d’uso mutò divenendo Magazzeno d’artiglieria ed anche Infermeria per i cavalli dei reparti di stanza, oltre a scuderie di servizio per alcuni ufficiali.

 

Proseguendo sulla nostra sinistra incroceremo via Pavesio e l’entrata della Corte Pagliere. Di fronte all’entrata troveremo, al numero 27 e al lato opposto Casa Bentivegna con un affresco devozionale riproducente San Giulio d’Orta, protettore della categoria degli Edili e affini. Una delle più antiche corporazioni professionali: fu fondata dal cav. Giovanni Lionetto con lo scopo di “Trasmettere l’arte dell’edilizia e lo spirito di Unione e fratellanza tra uomini che, con sapienti mani, hanno realizzato ed abbellito migliaia di edifici ed arterie stradali della Venaria Reale, oggi resa famosa dalla magnifica Reggia sabauda”.

 

Proseguendo all’incrocio con via Lamarmora, troveremo una cornicella multi-devozionale.
Multi-devozionale perché raggruppa più devozioni: sacro cuore di Gesù, ai lati san Giuseppe e Maria (Sacra Famiglia), in alto la colomba dello Spirito Santo e poco più su l’ostia consacrata dell’Eucarestia.

 

Nel cortile al numero 24 di via Pavesio , si può vedere il retro di un imponente edificio anch’esso di metà-fine 1600, con ampi finestroni. In origine sede del filatoio Giovanni Battista Giovannetti, torinese che nel 1699 chiese l’autorizzazione per l’apertura della manifattura.

 

Al numero 9 di via Pavesio incontriamo casa Betta. Prende il nome da un personaggio Giovanni Betta, noto in città e scomparso nel 2006. Betta è stato enologo, produttore di vino e sommelier. Negli anni ’90 aprì un’enoteca, di fronte c’era la Trattoria del Leon d’oro molto nota e frequentata in città, popolarmente denominate “l’òsto dl’ gat rustì”.

Due sorprese ci attendono:
– all’ingresso dell’enoteca il signor Betta ha fatto incastonare sul selciato a porfido della via una composizione riproducente un grappolo d’uva, sempre in porfido, con cubetti più piccoli e di colore più scuro. Ora l’enoteca è chiusa da tempo. E i passanti non fanno piu caso a questa composizione che denota il grande amore e dedizione di Giovanni verso il frutto che produce il vino.
– Una finestrella “quadrilobata” con inferriata in ferro battuto posta a mezz’altezza sotto un balcone dello stesso edificio dell’enoteca. Assai rara in Piemonte ma diffusa in Veneto e Toscana, sopra i muri di chiese e cappelle.

L’edificio risale al terzo quarto del Seicento, epoca in cui il borgo fu riplasmato da Amedeo di Castellamonte.

 

Il nostro itinerario si conclude in Via Mensa dove eravamo partiti.

 

[Testi di Alessandro Cappelletto, Atelier della Storia Venariese – Settembre 2022]