“La poesia di vivere”, Pensieri, parole e immagini di Clara Nichele, poetessa e pittrice venariese.
Nasce negli anni ‘50, il 13 Marzo, sotto il segno dei pesci, segno legato alla mistica e alla spiritualità.
Fin da ragazzina ha avuto una forte esperienza di ricerca interiore, In quanto cosciente che per uscire dal mondo davvero, prima, bisogna entrare dentro noi stessi, ricercando il buono, il giusto, il bello e il vero!
Una volta diplomata al magistrale, non si sentiva ancora autentica e voleva andare a conoscere la vita andando in ospedale.
Diventa così insegnante di infermieristica, lavorando molto in ospedale in diversi ruoli, anche con i malati terminali.
Inizia a poetare dall’età di trent’anni. Su di lei hanno detto: “Riflettere su di noi e ritrovarsi nelle sue poesie e come passare l’anima al setaccio”.
Clara ha scritto anche un libro: “Intento: il senso mistico della vita” dedicandolo a sua nipote di 5 anni, è un Libro in cui Clara evidenzia il suo scopo (“intento”) di andare verso ciò a cui tendono tutte le religioni, ognuna ha modo proprio, l’intento cioè di andare verso un sé profondo, una” casa del padre”, un mito-modello, un inconscio (per dirlo psicologicamente), che ci possa guidare nella vita.
Questa ricerca spirituale interiore si attua con diverse pratiche che si ramificano nel suo percorso, traggono spunto dalle terapie dell’abbraccio, dalla biodanza di cui è stata maestra, la meditazione, lo yoga, ma anche con la pittura e la poesia. In questo senso è significativa la frase che ha voluto appendere, solitaria sulla parete: ”Vero artista, è colui che è capace, di prendere anzitutto se stesso, come materia della propria creazione”.
Inizia a dipingere circa vent’anni fa in concomitanza con l’emergere della malattia, nonché degli ultimi anni della vita di suo padre, anche lui artista, per stargli più vicino e apprendere quella che aveva sempre visto come una sua passione.
Di lei viene apprezzato il suo coraggio nell’affrontare con questo spirito la malattia neurologica invalidante di Parkinson. Con essa convive da quasi vent’anni, ne pratica l‘accettazione e la interpreta come “cammino”.
